Domenica 25 in corso como 10 100 milanesi leggono dall’alba a notte fonda tutta la commedia di Dante.
per ricordare il nostro più grande poeta della luce. Io, tra le 16 e le 17, leggo il 13° del purgatorio. indovinate perché proprio quello?
Domenica 25 in corso como 10 100 milanesi leggono dall’alba a notte fonda tutta la commedia di Dante.
per ricordare il nostro più grande poeta della luce. Io, tra le 16 e le 17, leggo il 13° del purgatorio. indovinate perché proprio quello?
Probabilmente la motivazione risiede nell’argomento che collega il XIII canto del Purgatorio dantesco al Suo romanzo, Palpebre. In entrambi riscontriamo il tema dell’accigliatura: palpebre legate da un fil di ferro che, nel primo caso, obbliga i peccatori di invidia alla ciecità e, nel secondo, conduce l’attenzione del lettore verso il tema chiave che accomuna entrambi gli scritti, ovvero il significato della tortura stessa. La costrizione all’oscurità eterna, la privazione dello sguardo volto al mondo circostante, davvero permette all’individuo di riflettere su se stesso? O al contrario rappresenta una molteplice causa che ostacola lo stesso ad auto-osservarsi perché non più in grado di svolgere una propria analisi di coscienza risultato di una comparazione con l’esterno?
A mio avviso questo canto non poteva essere letto da nessun altro, in quanto è stato proprio Lei con il Suo romanzo a stimolare in noi lettori una lunga riflessione sull’argomento.